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Intervista: GIANMARCO CASELLI “Oltre”

Gianmarco Caselli, è un artista lucchese per nascita, cosmopolita per indole, premiato dal Rotary Club Lucca e Rotaract nel 2012 come “Grande talento Lucchese”.

Il suo impegno artistico si riversa in svariate attività: dal mondo dell’insegnamento scolastico formale, (è insegnante di lettere nella scuola secondaria superiore), a quello della ricerca e della musica:  Gianmarco Caselli è anche uno sperimentatore, studioso,  giornalista e  premiato autore di poesie e racconti.

Gianmarco Caselli, backstage di PupilleGianmarco Caselli, backstage di “Pupille”

Negli ultimi anni  si è distinto sempre più, soprattutto, come pianista e compositore.

Provando a definirla, la musica di Gianmarco Caselli si caratterizza per una raffinata fusione di elettronica e strumenti tradizionali, poiché non esaurendosi in una sperimentazione fine a se stessa, autoreferenziale, e se vogliamo, superata, cerca invece accordi e punti di contatto tra il presente e il passato, creando futuro.

Negli utlimi anni le sue composizioni hanno ottenuto riconoscimenti in concorsi internazionali e si sono distinte in prestigiosi Festival, (Carnegie Hall di New York, Centre de Cultura Contemporània de Barcelona, Berlino, Kiel, Città del Messico, California, Istituti Italiani di Cultura di Amsterdam, Copenaghen, Amburgo, Londra, Uruguay, Argentina).

Ideatore e direttore artistico del LUCCA UNDERGROUND FESTIVAL che si propone di divulgare l’arte, lontana da luoghi comuni, necessità, cliché. Il Festival, quest’anno ha indetto anche un Contest per racconti Horror che in giuria vede nientemeno che il direttore di Splatter e la giornalista Valeria Ronzani, direttrice di Words In Freedom e chiuderà il cartellone con Gary Brackett, Direttore Artistico di The Living Theatre Europa.

Gianmarco Caselli, by Elena Fiori
Gianmarco Caselli, by Elena Fiori

Per una esaustiva conoscenza della sua formazione e delle sue svariate collaborazioni e attività rimandiamo ai siti dove è possibile ottenere informazioni anche sui suoi concerti, performances e molto altro.

http://www.gianmarcocaselli.it/

http://www.associazionevaga.it

Da qui è possibile ascoltare Gianmarco Caselli, elettronica e oggetti vari 
Irene Russolillo, danza, in “Genetica I – Omaggio a Cage” di G. Caselli

https://www.youtube.com/watch?v=QGs3Zv0gbKM

Gianmarco Caselli, "Pupille", by Marco Puccinelli
Gianmarco Caselli, “Pupille”, by Marco Puccinelli

Il punto di vista di Gianmarco attraversa due mondi: quello dell’arte, come critico, fruitore consapevole e compositore e quello dell’educazione, come insegnante di scuola.

Per questo, è per noi particolarmente prezioso avere la fortunata opportunità di poter conversare con lui, soprattutto in questo periodo unico della sua vita, visto che è diventato papà da pochissimi giorni.

CHIARA: questo blog è dedicato all’infanzia che incontra l’arte. Alle storie d’amore tra bambini e arte, bambini che seguendo un certo cammino, sempre diverso, sempre inedito, una volta grandi, possono definirsi artisti. Gianmarco, vuoi raccontarci la tua storia? Che bambino sei stato e quando hai incontrato la tua “Beatrice?

GIANMARCO: nella mia famiglia non ci sono stati musicisti, ma cultura, soprattutto letteraria, sì. Il mio primo contatto con la musica quando ero piccolo è stato come quello di tanti altri bambini con una tastierina Bontempi, poi mia madre ascoltava De André. Ho cominciato ad appassionarmi agli ascolti della musica classica quando avevo circa nove anni grazie anche alla professoressa di musica che avevo alle scuole medie. Da piccolo, però, non c’erano occasioni di ascolto e avvicinamento alla musica per bambini, sotto questo punto di vista c’è più attenzione ora. Successivamente, ai tempi del liceo mi sono avvicinato ancora di più a De André, al rock e soprattutto ai Pink Floyd e al punk. Il mio percorso musicale non è stato perciò assolutamente un percorso né regolare né spettacolare.

CHIARA: c’è chi dice che un artista, nel profondo di se stesso, si esibisca, ogni volta, per una persona in particolare. Anche per te è così?

GIANMARCO: no, per un lungo periodo della mia attività la persona a cui mi rivolgevo ero me stesso in contrasto, quasi in opposizione alla moltitudine. Solo quando mi sono reso più libero dallo sforzo di affermarmi ho cominciato a rivolgermi a un’entità indefinita. Successivamente ho scritto e scrivo brani pensati per esecutori specifici o dedicati ad altre persone ma non sono mai stato autoreferenziale: intendo dire che ho sempre cercato di scrivere musica che fosse in grado di comunicare. Non mi piacciono quegli artisti estremamente concettuali che parlano solo a se stessi o a un’élite specifica di ascoltatori.

Gianmarco Caselli, Premiazione al Rotary Club
Gianmarco Caselli, Premiazione al Rotary Club Lucca

CHIARA: ogni artista potrebbe, anzi dovrebbe, fare ciò che più lo rappresenta: il grande pittore macchiaiolo Giovanni Fattori insegnò ai posteri che “arte è libertà da ogni formula nova e antica”. Oggi è più difficile?

GIANMARCO: di certo è molto difficile esserlo oggi in Italia. Noi veniamo da un periodo, quello che va dagli anni ’60 agli anni ’80, in cui molti artisti potevano essere ciò che volevano, e questo, oggi, ci fa sentire molto di più il peso di una società in cui molte realtà dedicate all’arte contemporanea sono costrette a chiudere o a vivere di volontariato mentre lo stato dovrebbe incentivarle e sostenerle. C’è stato un imbarbarimento culturale, a mio avviso pianificato, che ci ha fatto tornare indietro di almeno 60 anni. È come se certe sperimentazioni non fossero mai state fatte, e molti artisti sono costretti, per tirare a campare, a non poter esprimere se stessi. Penso con amarezza a quanti musicisti si trovano a eseguire in concerto le solite musiche di compositori certamente grandiosi e famosissimi, ma pur sempre del passato, senza possibilità di portare in tournée un programma di musica contemporanea perché verrebbe snobbato. Quando dico che siamo tornati indietro di almeno 60 anni, penso proprio a questo: una volta che ho scritto un pezzo in stile John Cage in occasione del suo anniversario, ho sentito i commenti di alcune persone di questo tipo: “Oh, anche io saprei fare musica così.”

Perché le persone hanno dimenticato Cage, Stockhausen, anzi, molti non sanno proprio chi siano. Del resto, tanti non conoscono neppure la storia del nostro paese. In compenso conoscono i nomi dei partecipanti ai talent show. La libertà, e spesso anche l’intelligenza e la cultura, come la storia ci ha insegnato, continuano spesso a essere purtroppo sinonimo di isolamento e incomprensione. Io, comunque, non la vivo così e sono contento che tante persone apprezzino la mia musica.

Gianmarco Caselli, Berlino, Tacheles
Gianmarco Caselli, Berlino, Tacheles

CHIARA: leggendo critiche e recensioni riguardanti le tue composizioni e i tuoi spettacoli, per definirti, ricorre spesso l’aggettivo, “geniale”. Tu sei anche un professore di scuola secondaria superiore: credi che ci siano stili educativi che più di altri possono far emergere il genio creativo degli studenti?

GIANMARCO: ovviamente mi fa piacere l’aggettivo “geniale” e spero di meritarmelo. Per quel che riguarda l’insegnamento, le nuove tecnologie hanno introdotto un nuovo linguaggio con relative tecniche di comunicazione e apprendimento di cui non si può non tenere conto. Ma queste non bastano. Penso sia essenziale far esprimere i ragazzi, fargli interpretare e selezionare i tanti input da cui sono bombardati, e farli lavorare possibilmente in gruppo affinché ricreino, nella relativamente piccola realtà scolastica, un tessuto sociale che è stato distrutto nel nome dell’individualismo.

CHIARA: anche in ambito artistico si corre il rischio dell’autoreferenzialità e come se non bastasse, in Italia, la percentuale di chi va a vedere spettacoli teatrali o ad ascoltare concerti è bassissima. Pensi che la scuola possa fare qualcosa per questo?

GIANMARCO: certo! Fosse per me, essendo in un paese che è la patria dell’opera lirica e una delle maggiori mete artistiche del mondo, la storia della musica e la storia dell’arte dovrebbero essere obbligatorie e presenti con più ore in tutte le scuole. C’è anche da dire che la cultura è sempre in mano ai soliti noti da anni e anni, non vengono coinvolti i giovani neppure nei quadri dirigenziali delle associazioni che organizzano eventi: con quale faccia poi queste associazioni pretendono che, quando allestiscono spettacoli di qualsiasi tipo, i giovani ci vadano? Il discorso vale sia in ambito locale che nazionale, ovviamente.
Per l’autoreferenzialità vale quel che ho detto alla tua seconda domanda, e gli artisti autoreferenziali solitamente finiscono dimenticati come è giusto che sia per coloro che parlano solo a se stessi.

Gianmarco Caselli, “Pupille”, by Andrea Del Testa
Gianmarco Caselli, “Pupille”, by Andrea Del Testa

CHIARA: l’insegnamento della musica, in Italia, ma non solo, è davvero limitato e insufficiente. Il sistema scolastico, per la sua struttura, consente che uno psicologo, per esempio, o un medico, un educatore, un insegnante, etc… possano laurearsi a pieni voti ignorando completamente gran parte del nostro patrimonio culturale musicale. Ciò influisce sulla società e sull’idea di essere umano che circola nella coscienza comune?

GIANMARCO: certo. E il risultato è un pubblico disposto ad ingoiare tutto ciò che passa il convento purché non sia sperimentale e si fermi storicamente a Wagner.

Gianmarco Caselli, by Elena Fiori
Gianmarco Caselli, by Elena Fiori

CHIARA: per quanto tu scriva musiche per pianoforte atmosferiche, il tratto più caratterizzante della tua musica è l’elettronica sperimentale e l’utilizzo di oggetti, spesso metallici, in scena. Quanto è rimasto nella tua arte di quando eri bambino?

GIANMARCO: ho sempre cercato di utilizzare l’elettronica in un modo un po’ diverso dal solito. Certamente a volte posso scrivere una musica che sembri più tradizionale, ci può stare. Io, personalmente, e mi riallaccio alla tua terza domanda, non seguo assolutamente alcuna regola. Cerco ogni volta di fare quello che voglio. In questo mi sento molto vicino a quello che fanno i bambini: è come se ogni volta volessi scoprire un mondo nuovo anche nell’utilizzo degli strumenti. Con l’elettronica posso creare tantissimi suoni che in natura non esistono, poi da almeno una decina di anni sono abituato a portarmi un registratore in tasca, a raccogliere i suoni del mondo e poi rielaborarli per costruirci nuove sonorità , ma anche a prendere oggetti come pentole, forchette e quant’altro, e suonarli dal vivo.

041-7571 13.12.14 Spam G. CaselliGianmarco Caselli, “Pupille”, by Marco Puccinelli