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Recensione: “RISONANZA”e “ISTINTO DI RIBELLIONE” dei C.R.P. – se memoria diviene suono

La performance sonora di Gianmarco Caselli con il C.R.P., Collettivo Rivoluzionario Permanente che ha visto Caselli affiancato da Andrea Ciolino, Michele Barsotti, Francesco Ricciu si è tenuta al Congresso di Sezione dell’Associazione Nazionale Partigiani Italiani dove si parla, prima di tutto di cosa significa essere Partigiani oggi.

Gabriele Olivati con la sua riflessione mette in luce il rapporto tra antifascismo, resistenza, patriottismo. Dire che essere partigiani significa essere antifascisti è assolutamente riduttivo. L’antifascismo era la particolare forma che i partigiani hanno assunto in quel preciso momento storico, quando coloro che limitavano la libertà erano i fascisti. Essere partigiani significa anche essere patriottici, ma non certo nel senso di un becero nazionalismo quanto nella determinata volontà di vivere in un Paese libero accanto a tanti altri Paesi ugualmente, profondamente liberi, per poi essere in grado di trovare insieme unità nella libertà, nel rispetto reciproco, nella condivisione, nella pace, nel dialogo, nello scambio.

Essere partigiani significa sapersi proteggere da ciò che oggi minaccia la libertà. 

Quando qualcosa viene posto e immaginato come più importante della stessa democrazia allora c’è una minaccia concreta, reale, tangibile. Olivati continua individuando questa minaccia nelle leggi del mercato globale, nella diffusione dell’idea di essere immersi in un sistema economico che sovrasta, impera, determina, a prescindere, come un ineludibile quanto impersonale diktat.

C.R.P., Lucca, by MARCO PUCCINELLI
C.R.P., Lucca, by Marco Puccinelli, 2016
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Altri interventi pongono l’accento su rischi e possibilità che il nostro nuovo contesto sociale presuppone, aprendo una porta nuova sull’inclusione.  Chi viene a vivere in Italia ha bisogno di sapere cosa ha contraddistinto il nostro passato, quali strenue difese si siano attivate per proteggere una libertà minacciata. La proposta concreta è quella di creare occasioni di scambio e di conoscenza. Una chiave per costruire un terreno di valori condiviso. Conoscere la storia vuol dire conoscere gli uomini e ciò costituisce sempre, per tutti, la possibilità di acquisire nuove prospettive personali e sociali. La nostra storia può essere uno strumento per conoscere la libertà, quella libertà che il terrorismo dilania in chi lo porta avanti e in chi lo subisce.

In questo contesto si è inserita la performance di Gianmarco Caselli con altri 3 musicisti: con due pezzi scritti appositamente e dedicati a Luciano Caselli, “Risonanza” e “Istinto di Ribellione”, fuse insieme in un unico brano davanti a un pubblico che ha visto la partecipazione di tanti giovani e anche di tanti studenti.

La sperimentazione sonora di questi musicisti è in grado di creare immagini vivide di memoria. Messaggi sonori che nell’ascoltatore rendono quegli anni vicini, le emozioni attuali, vissute con partecipazione personale e non più persi nel passato.

C.R.P., Lucca, by Marco Puccinelli, 2016
C.R.P., Lucca, by Marco Puccinelli, 2016

La vita giovane e serena di persone che si sono trovate a dover fronteggiare un nemico indifferente ai loro sogni e ai loro progetti. Atmosfere cupe e gravi di canti armonici e note basse interrompono l’atmosfera creata da flauto e pianoforte. Suoni metallici ritmati come le catene di una schiavitù, di un assoggettamento che si fa minaccia concreta. Metallo anche come moneta. Urla trattenute, dignitoso lamentarsi davanti alla morte e alla fatica trova la sua forza in un “Istinto di Ribellione” che si fa parola annunciata con determinazione. In sottofondo non mancano le atmosfere di vecchie canzoni alla radio inframezzate dagli annunci del Duce e la guerra. Annunci e voci che atterriscono per la loro perentorietà. Tragici, assurdi annunci di guerra. Carte si accartocciano, fogli vengono strappati. Un sospiro finale accanto al suono del metallo ci indica che tutto è passato ma che non dobbiamo abbassare la guardia, mai, il metallo è ancora lì, come catena, moneta, nella sua fredda durezza.

In queste due composizioni la musica classica contemporanea si incontra con atmosfere della ricerca industriale berlinese più sperimentale.

A conclusione, il racconto di Luciano Caselli, partigiano novantacinquenne che racconta in prima persona la sua esperienza.

Link del video:
https://youtu.be/o6OcW3GDjH4

C.R.P., Lucca, by Marco Puccinelli, 2016
C.R.P., Lucca, by Marco Puccinelli, 2016

Chiara: come nasce questa collaborazione con l’ANPI?

Gianmarco: l’ANPI mi ha chiamato per realizzare l’intervista video a Luciano Caselli, che è mio prozio, e che mi aveva  raccontato questa incredibile storia del suo passato del quale siamo tutti molto orgogliosi. A quel punto è nata l’idea di realizzare anche la performance con il C.R.P. Inizialmente era nato “Risonanza”, il brano per pianoforte, oggetti metallici e sospiro, poi, quasi da sé, è nato anche “Istinto di ribellione”, un pezzo più sperimentale, con l’elettronica, il coro e gli oggetti metallici.

Chiara:  la musica e la storia, quale rapporto?

Gianmarco: uno degli obiettivi del C.R.P. è proprio quello di divulgare attraverso la musica eventi storici “scomodi” o semplicemente ricordarli: credo sia importante avvicinare le nuove generazioni alla storia grazie anche alla musica. In questo caso si è unita anche la componente “familiare” di Luciano che ha reso il tutto ancora più affascinante e coinvolgente.

C.R.P., Lucca, by Marco Puccinelli, 2016
C.R.P., Lucca, by Marco Puccinelli, 2016

Chiara: cosa è importante ricordare?

Gianmarco: è importante ricordare che la libertà va conquistata ogni giorno, che non si deve far finta di credere che vada tutto bene in un sistema in cui comunque è fortissimo il nepotismo e il clientelarismo, che esistono altre forme di costrizione, che dittatoriali non sono, ma che sono presenti fortemente nella nostra società politica, lavorativa, sociale in un sistema in cui ai giovani che cercano occupazione, in alcuni casi, si chiede prima che lavoro fa loro padre. Ma si devono ricordare anche storie passate, quelle della gente comune: la storia non è stata fatta solo da coloro di cui leggiamo nei libri,  ma il più delle volte sono state le persone comuni, che con il proprio coraggio e i propri sacrifici hanno fatto la storia, anche se non compaiono nei libri. E non per questo le loro azioni sono state meno importanti, anzi.

Chiara: la libertà è minacciata ormai, lo sappiamo, cosa ne pensi di quanto accaduto ai Musei Capitolini pochi giorni fa?

Gianmarco: ho pensato che fosse una notizia di “Lercio.it”.

C.R.P., Lucca, by Marco Puccinelli, 2016
C.R.P., Lucca, by Marco Puccinelli, 2016

Intervista: GIANMARCO CASELLI “Oltre”

Gianmarco Caselli, è un artista lucchese per nascita, cosmopolita per indole, premiato dal Rotary Club Lucca e Rotaract nel 2012 come “Grande talento Lucchese”.

Il suo impegno artistico si riversa in svariate attività: dal mondo dell’insegnamento scolastico formale, (è insegnante di lettere nella scuola secondaria superiore), a quello della ricerca e della musica:  Gianmarco Caselli è anche uno sperimentatore, studioso,  giornalista e  premiato autore di poesie e racconti.

Gianmarco Caselli, backstage di PupilleGianmarco Caselli, backstage di “Pupille”

Negli ultimi anni  si è distinto sempre più, soprattutto, come pianista e compositore.

Provando a definirla, la musica di Gianmarco Caselli si caratterizza per una raffinata fusione di elettronica e strumenti tradizionali, poiché non esaurendosi in una sperimentazione fine a se stessa, autoreferenziale, e se vogliamo, superata, cerca invece accordi e punti di contatto tra il presente e il passato, creando futuro.

Negli utlimi anni le sue composizioni hanno ottenuto riconoscimenti in concorsi internazionali e si sono distinte in prestigiosi Festival, (Carnegie Hall di New York, Centre de Cultura Contemporània de Barcelona, Berlino, Kiel, Città del Messico, California, Istituti Italiani di Cultura di Amsterdam, Copenaghen, Amburgo, Londra, Uruguay, Argentina).

Ideatore e direttore artistico del LUCCA UNDERGROUND FESTIVAL che si propone di divulgare l’arte, lontana da luoghi comuni, necessità, cliché. Il Festival, quest’anno ha indetto anche un Contest per racconti Horror che in giuria vede nientemeno che il direttore di Splatter e la giornalista Valeria Ronzani, direttrice di Words In Freedom e chiuderà il cartellone con Gary Brackett, Direttore Artistico di The Living Theatre Europa.

Gianmarco Caselli, by Elena Fiori
Gianmarco Caselli, by Elena Fiori

Per una esaustiva conoscenza della sua formazione e delle sue svariate collaborazioni e attività rimandiamo ai siti dove è possibile ottenere informazioni anche sui suoi concerti, performances e molto altro.

http://www.gianmarcocaselli.it/

http://www.associazionevaga.it

Da qui è possibile ascoltare Gianmarco Caselli, elettronica e oggetti vari 
Irene Russolillo, danza, in “Genetica I – Omaggio a Cage” di G. Caselli

https://www.youtube.com/watch?v=QGs3Zv0gbKM

Gianmarco Caselli, "Pupille", by Marco Puccinelli
Gianmarco Caselli, “Pupille”, by Marco Puccinelli

Il punto di vista di Gianmarco attraversa due mondi: quello dell’arte, come critico, fruitore consapevole e compositore e quello dell’educazione, come insegnante di scuola.

Per questo, è per noi particolarmente prezioso avere la fortunata opportunità di poter conversare con lui, soprattutto in questo periodo unico della sua vita, visto che è diventato papà da pochissimi giorni.

CHIARA: questo blog è dedicato all’infanzia che incontra l’arte. Alle storie d’amore tra bambini e arte, bambini che seguendo un certo cammino, sempre diverso, sempre inedito, una volta grandi, possono definirsi artisti. Gianmarco, vuoi raccontarci la tua storia? Che bambino sei stato e quando hai incontrato la tua “Beatrice?

GIANMARCO: nella mia famiglia non ci sono stati musicisti, ma cultura, soprattutto letteraria, sì. Il mio primo contatto con la musica quando ero piccolo è stato come quello di tanti altri bambini con una tastierina Bontempi, poi mia madre ascoltava De André. Ho cominciato ad appassionarmi agli ascolti della musica classica quando avevo circa nove anni grazie anche alla professoressa di musica che avevo alle scuole medie. Da piccolo, però, non c’erano occasioni di ascolto e avvicinamento alla musica per bambini, sotto questo punto di vista c’è più attenzione ora. Successivamente, ai tempi del liceo mi sono avvicinato ancora di più a De André, al rock e soprattutto ai Pink Floyd e al punk. Il mio percorso musicale non è stato perciò assolutamente un percorso né regolare né spettacolare.

CHIARA: c’è chi dice che un artista, nel profondo di se stesso, si esibisca, ogni volta, per una persona in particolare. Anche per te è così?

GIANMARCO: no, per un lungo periodo della mia attività la persona a cui mi rivolgevo ero me stesso in contrasto, quasi in opposizione alla moltitudine. Solo quando mi sono reso più libero dallo sforzo di affermarmi ho cominciato a rivolgermi a un’entità indefinita. Successivamente ho scritto e scrivo brani pensati per esecutori specifici o dedicati ad altre persone ma non sono mai stato autoreferenziale: intendo dire che ho sempre cercato di scrivere musica che fosse in grado di comunicare. Non mi piacciono quegli artisti estremamente concettuali che parlano solo a se stessi o a un’élite specifica di ascoltatori.

Gianmarco Caselli, Premiazione al Rotary Club
Gianmarco Caselli, Premiazione al Rotary Club Lucca

CHIARA: ogni artista potrebbe, anzi dovrebbe, fare ciò che più lo rappresenta: il grande pittore macchiaiolo Giovanni Fattori insegnò ai posteri che “arte è libertà da ogni formula nova e antica”. Oggi è più difficile?

GIANMARCO: di certo è molto difficile esserlo oggi in Italia. Noi veniamo da un periodo, quello che va dagli anni ’60 agli anni ’80, in cui molti artisti potevano essere ciò che volevano, e questo, oggi, ci fa sentire molto di più il peso di una società in cui molte realtà dedicate all’arte contemporanea sono costrette a chiudere o a vivere di volontariato mentre lo stato dovrebbe incentivarle e sostenerle. C’è stato un imbarbarimento culturale, a mio avviso pianificato, che ci ha fatto tornare indietro di almeno 60 anni. È come se certe sperimentazioni non fossero mai state fatte, e molti artisti sono costretti, per tirare a campare, a non poter esprimere se stessi. Penso con amarezza a quanti musicisti si trovano a eseguire in concerto le solite musiche di compositori certamente grandiosi e famosissimi, ma pur sempre del passato, senza possibilità di portare in tournée un programma di musica contemporanea perché verrebbe snobbato. Quando dico che siamo tornati indietro di almeno 60 anni, penso proprio a questo: una volta che ho scritto un pezzo in stile John Cage in occasione del suo anniversario, ho sentito i commenti di alcune persone di questo tipo: “Oh, anche io saprei fare musica così.”

Perché le persone hanno dimenticato Cage, Stockhausen, anzi, molti non sanno proprio chi siano. Del resto, tanti non conoscono neppure la storia del nostro paese. In compenso conoscono i nomi dei partecipanti ai talent show. La libertà, e spesso anche l’intelligenza e la cultura, come la storia ci ha insegnato, continuano spesso a essere purtroppo sinonimo di isolamento e incomprensione. Io, comunque, non la vivo così e sono contento che tante persone apprezzino la mia musica.

Gianmarco Caselli, Berlino, Tacheles
Gianmarco Caselli, Berlino, Tacheles

CHIARA: leggendo critiche e recensioni riguardanti le tue composizioni e i tuoi spettacoli, per definirti, ricorre spesso l’aggettivo, “geniale”. Tu sei anche un professore di scuola secondaria superiore: credi che ci siano stili educativi che più di altri possono far emergere il genio creativo degli studenti?

GIANMARCO: ovviamente mi fa piacere l’aggettivo “geniale” e spero di meritarmelo. Per quel che riguarda l’insegnamento, le nuove tecnologie hanno introdotto un nuovo linguaggio con relative tecniche di comunicazione e apprendimento di cui non si può non tenere conto. Ma queste non bastano. Penso sia essenziale far esprimere i ragazzi, fargli interpretare e selezionare i tanti input da cui sono bombardati, e farli lavorare possibilmente in gruppo affinché ricreino, nella relativamente piccola realtà scolastica, un tessuto sociale che è stato distrutto nel nome dell’individualismo.

CHIARA: anche in ambito artistico si corre il rischio dell’autoreferenzialità e come se non bastasse, in Italia, la percentuale di chi va a vedere spettacoli teatrali o ad ascoltare concerti è bassissima. Pensi che la scuola possa fare qualcosa per questo?

GIANMARCO: certo! Fosse per me, essendo in un paese che è la patria dell’opera lirica e una delle maggiori mete artistiche del mondo, la storia della musica e la storia dell’arte dovrebbero essere obbligatorie e presenti con più ore in tutte le scuole. C’è anche da dire che la cultura è sempre in mano ai soliti noti da anni e anni, non vengono coinvolti i giovani neppure nei quadri dirigenziali delle associazioni che organizzano eventi: con quale faccia poi queste associazioni pretendono che, quando allestiscono spettacoli di qualsiasi tipo, i giovani ci vadano? Il discorso vale sia in ambito locale che nazionale, ovviamente.
Per l’autoreferenzialità vale quel che ho detto alla tua seconda domanda, e gli artisti autoreferenziali solitamente finiscono dimenticati come è giusto che sia per coloro che parlano solo a se stessi.

Gianmarco Caselli, “Pupille”, by Andrea Del Testa
Gianmarco Caselli, “Pupille”, by Andrea Del Testa

CHIARA: l’insegnamento della musica, in Italia, ma non solo, è davvero limitato e insufficiente. Il sistema scolastico, per la sua struttura, consente che uno psicologo, per esempio, o un medico, un educatore, un insegnante, etc… possano laurearsi a pieni voti ignorando completamente gran parte del nostro patrimonio culturale musicale. Ciò influisce sulla società e sull’idea di essere umano che circola nella coscienza comune?

GIANMARCO: certo. E il risultato è un pubblico disposto ad ingoiare tutto ciò che passa il convento purché non sia sperimentale e si fermi storicamente a Wagner.

Gianmarco Caselli, by Elena Fiori
Gianmarco Caselli, by Elena Fiori

CHIARA: per quanto tu scriva musiche per pianoforte atmosferiche, il tratto più caratterizzante della tua musica è l’elettronica sperimentale e l’utilizzo di oggetti, spesso metallici, in scena. Quanto è rimasto nella tua arte di quando eri bambino?

GIANMARCO: ho sempre cercato di utilizzare l’elettronica in un modo un po’ diverso dal solito. Certamente a volte posso scrivere una musica che sembri più tradizionale, ci può stare. Io, personalmente, e mi riallaccio alla tua terza domanda, non seguo assolutamente alcuna regola. Cerco ogni volta di fare quello che voglio. In questo mi sento molto vicino a quello che fanno i bambini: è come se ogni volta volessi scoprire un mondo nuovo anche nell’utilizzo degli strumenti. Con l’elettronica posso creare tantissimi suoni che in natura non esistono, poi da almeno una decina di anni sono abituato a portarmi un registratore in tasca, a raccogliere i suoni del mondo e poi rielaborarli per costruirci nuove sonorità , ma anche a prendere oggetti come pentole, forchette e quant’altro, e suonarli dal vivo.

041-7571 13.12.14 Spam G. CaselliGianmarco Caselli, “Pupille”, by Marco Puccinelli