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Siamo suono, tra musica e biologia, incanti di bellezza: intervista a EMILIANO TOSO

Emiliano Toso in concerto a Barolo
Emiliano Toso in concerto a Barolo

Dottore di ricerca in biologia, musicista e compositore, Emiliano Toso è un artista unico nel panorama musicale contemporaneo per il suo talento, la peculiarità del suo percorso formativo e la costante apertura alla ricerca, non solo musicale.

Unire il punto di vista scientifico di biologo alla sensibilità e al talento musicale crea un mix esplosivo di cui è impossibile non restare totalmente affascinati e toccati nel profondo sia nel corpo che nella mente. Gli eventi di cui è protagonista si trasformano in occasioni uniche di scoperta, crescita e condivisione grazie alla sua naturale capacità di risvegliare la  dimensione più profondamente umana in chi lo ascolta.

Se qualche anno fa, qualcuno cantava “non insegnate ai bambini, ma se proprio volete, insegnate soltanto la magia della vita” Toso fa proprio questo, poiché ogni suo concerto desta stupore e meraviglia, apre la mente alla gioia di essere parte di questa danza misteriosa che è la vita.

Proporre musica ai bambini è molto importante per la loro formazione e per lo sviluppo di una sensibilità artistica. Il modo per farlo e la scelta dei brani non deve essere improvvisata proprio perché il suo effetto è molto profondo sia dal punto di vista fisico che psicologico e la sensibilità musicale si forma a partire dagli stimoli che l’ambiente offre nei primi anni di vita. La musica può agitare o al contrario risvegliare in noi intense sensazioni di benessere, può assopire o al contrario risvegliare creatività e curiosità.

La musica che ascoltiamo comunemente è composta intorno a un LA accordato a 440 Hz così come indicò, nel 1939, un alto gerarca nazista, il noto Goebbels.  Dietro alle ragioni di questa scelta molto si è discusso e il dibattito ancora non è sopito, anzi è più vivo che mai.

Un’altra musica è possibile ed è quella che risuona intorno a un LA accordato a 432Hz.

Ascoltando questo tipo di composizioni si fa un’esperienza musicale molto diversa, estremamente rilassante e armonica. Molta letteratura ormai mette in rilievo gli effetti di benessere e cura di questo tipo di musica.

Emiliano Toso ha deciso di suonare e comporre solo musica accordata a 432 Hz su strumenti acustici.

Ma si sa, in tutte le cose, più che leggere è necessario farne esperienza e questo è vero soprattutto in questo caso perché la musica di Emiliano Toso va ascoltata per sentirne direttamente gli effetti e apprezzarne la delicata e raffinata bellezza adatta a tutti, adulti e bambini.

Tanti gli studi che mettono in luce le caratteristiche della musica accordata a 432 Hz, rilevandone la capacità di indurre profondo benessere e di risvegliare l’autoguarigione o ridurre l’ansia nei più svariati ambiti,  ma quello che più conta, aldilà di studi o ricerche, è provare ad ascoltarla per capire che effetti ha.

Non perdetevi visite ripetute al sito di Emiliano Toso dove troverete materiali interessantissimi riguardo alla sua attività, ai progetti di cui leggerete nell’intervista e alla sua musica ma soprattutto dove potrete avere i suoi cd.

Fortunatamente viene spesso in toscana e il prossimo ottobre sarà a Capannori, Lucca, al centro Artè per una conferenza con il Dott. Franco Berrino  e a Marzo con la Prof.ssa Daniela Lucangeliuna straordinaria opportunità per  conoscere dal vivo due tra le persone più capaci di smuovere cambiamenti positivi nel nostro panorama intellettuale.

Le prossime date in cui l’artista si esibirà sono Roma 6 settembre, Bergamo 13 settembre, Torino 29 settembre.

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1 Chiara Gasperini: come sei arrivato a capire le qualità della musica con accordatura a 432Hz?

Emiliano Toso: ho sempre fatto le più grandi scelte della mia vita con il cuore e intuitivamente. Proprio qui dove sono adesso, vicino al pianoforte, in questo caso, è stato un signore toscano, Fabio Bottaini, a suggerirmi di provare a accordare il mio pianoforte a 432Hz.

Tentai subito di convincere l’accordatore della mia zona ma lui non voleva saperne. Il cambio di accordatura, infatti, comporta tre giorni di lavoro, ma dopo avergli inviato un po’ di letteratura sull’argomento, incuriosito, lo accordò. Ho ancora adesso un po’ la pelle d’oca a pensarci.

Mi sedetti qui e sentii che il pianoforte si era come umanizzato, era una sensazione del tutto nuova, mai provata. Decisi in quel momento che non avrei più accordato diversamente il mio pianoforte perché lo sentivo più caldo, più morbido, come fosse tornato a casa, nella mia casa e da quel momento io potevo esprimermi attraverso di lui in modo più coerente.

Dopo si è risvegliata anche la mia parte più scientifica così sono andato a cercare notizie su quel tipo di frequenze. Non esistono pubblicazioni  sulle più  grandi riviste del mondo che dimostrino che, inequivocabilmente, questa accordatura sia più in linea con le nostra frequenze ma ci sono prove che accordando il LA centrale a 432 Hz,  di conseguenza, si accordano in modo diverso tutti gli altri tasti e si creano degli  armonici che sono più coerenti con le frequenze della natura e di tutte le nostre cellule come pure della terra che è uno strumento musicale in quanto anch’essa risuona.

Si capisce perciò come mai suonando in quel modo si entra meglio in comunicazione con il nostro cervello e col nostro corpo e con la nostra natura più profonda

Emiliano Toso al pianoforte
Emiliano Toso al pianoforte

2 Chiara Gasperini: secondo i tuoi studi, quanto è importante la musica per il benessere cellulare organico e conseguentemente per quello psicologico?

Emiliano Toso: nel corso dei miei studi non avevo mai incontrato un capitolo del tipo “musica e cellule” o “musica e biologia” così avevo perso l’idea che le mie passioni più grandi potessero essere unite.

Da cinque anni fa in poi, con il mio cambiamento di vita, ho potuto approfondire che ci sono molti studi rigorosi a dimostrazione di come la musica che ascoltiamo influisca sulla biochimica del corpo attraverso il cervello. Al cervello, infatti, arrivano stimoli che cambiano la biochimica del corpo.

Questo implica l’aumento di ormoni come ossitocina e dopamina. Ci sono bellissimi articoli su riviste come Nature, per esempio, su come cambia la biochimica del corpo nel momento in cui ascoltiamo musica con certe caratteristiche.

Aldilà di tutto questo ci sono state due importanti rivoluzioni in ambito biologico: la prima, riguardante l’epigenetica ha mostrato che non siamo più vittime del DNA, quel libretto d’istruzioni donatoci durante il concepimento e che si pensava avrebbe tracciato la nostra vita, inevitabilmente.

Abbiamo capito che ricevendo costantemente stimoli dall’ambiente influiamo sulle nostre cellule ricreando il nostro corpo, giorno dopo giorno, fino alla fine.

La seconda rivoluzione mostra che tutti questi stimoli non sono solo misurabili dal punto di vista chimico ma anche fisico.

Toccando questo punto entriamo nell’ambito della fisica quantistica che mostra che ogni suono ha un effetto anche biologico: è una informazione che provoca cambiamento perché influisce sull’acqua presente nelle cellule (composte all’ottanta per cento di acqua).

Il suono è un segnale misurabile che può cambiare il modo in cui leggiamo il nostro libretto di istruzioni.

Masaru Emoto  ci ha regalato la prima suggestione che rese visibile il suono attraverso l’acqua.

Oggi possiamo contare anche su studi ancora più approfonditi nell’università italiana, per esempio quelli del Prof. Carlo Ventura, una persona straordinaria che si emoziona durante le sue presentazioni.

Il Prof. Ventura è riuscito a dimostrare che non solo le cellule rispondono al suono differenziandosi ma lo fanno in modo diverso a seconda dello stimolo sonoro che ricevono così che una cellula embrionale diventa, per esempio, cellula del cuore. Al momento si sta interessando a come le cellule malate come quelle tumorali rispondano a certi suoni tornando a uno stadio indifferenziato. Si tratta di promuovere il nostro intrinseco potenziale di autoguarigione

Il nostro corpo è alla continua ricerca di armonia e equilibrio.

Insomma, in sintesi, si è capito che esiste una tavolozza di colori e segnali che si crea con le nostre emozioni attraverso la nostra percezione di quello che viviamo e degli ambienti in cui siamo inseriti e la nostra parte biologica risponde a questi stimoli continui in un modo molto articolato.

Ma ciò che è più importante è che in tutta questa tavolozza c’è anche l’arte.

Mi resi conto nel mio lavoro di biologo che arte e emozioni, invece, non entravano in laboratorio ma restavano fuori dalla ricerca.

Oggi per fortuna sappiamo che le emozioni sono parte imprescindibile di quella che è la nostra salute e la nostra natura e l’uomo ha un grande bisogno di lavorare proprio su tutto questo anche dal punto di vista formativo. Sto portando avanti queste ricerche anche con l’aiuto della Prof.ssa Daniela Lucangeli.

L’arte anche viene oggi inserita nei protocolli degli ospedali o di altri luoghi di cura e tra le arti la musica sollecita tutte le parti del nostro cervello attraverso ritmo, parole, melodie, ricordo.

Dal punto di vista filogenetico, l’uomo in ogni luogo o era ha sempre prodotto musica, soprattutto nei momenti cruciali e più difficili i della vita, come nascita, morte, bisogno di guarigione.

Questo dimostra che la musica è un ponte verso qualcosa che ancora non possiamo misurare ma sappiamo solo che ne abbiamo bisogno.

C’è sempre stato questo bisogno profondo dell’uomo, la nostra comunità di cellule ha bisogno di quello…è un ponte che piano piano si dissolve perché ci avviciniamo sempre più. Se c’è sempre stato vuol dire che l’uomo ne ha bisogno. Anche le tribù più lontane dalla scienza sanno che serve la musica in tutte le sue dimensioni, come canto, come percussione di tamburi e molto altro.

All’uomo serve arrivare in questa dimensione del suono.

Gratitudine a fine brano
Gratitudine a fine brano

3 Chiara Gasperini: l’universo produce un suono di fondo? Siamo immersi in un suono primordiale? E questo suono cosmico sta cambiando visto che siamo poco rispettosi verso il pianeta?

Emiliano Toso: vorrei risponderti suonando. Il suono primordiale della terra, la risonanza di Schumann è di circa 8 Hz e corrisponde a un DO che non possiamo sentire perché è al di fuori del nostro udito umano ma è un DO che risuona con tutti gli altri DO di un pianoforte o altro strumento accordato con il LA a 432 Hz.

Penso che anche la Terra, in quanto essere vivente, anche lei in continua trasformazione, con tante cellule (noi siamo una parte delle cellule della terra e ci rinnoviamo nascendo  e morendo ogni giorno) cerchi di compensare gli stimoli forti che le arrivano e dei quali noi siamo la causa sia dal punto di vista sonoro che biochimico.

Come facciamo noi davanti a una malattia cercando di ricostruire i nostri equilibri biochimici e biofisici così fa la terra in questo momento. Credo che vada aiutata in questa fase e non è detto che del nuovo equilibrio che raggiungerà faranno di nuovo parte le cellule precedenti. C’è chi parla dell’estinzione dei pesci nei prossimi trent’anni ma potrebbero anche sparire le cellule esseri umani.

La nostra percezione è infinitesimale, se ne accorgono per esempio gli astronauti quando … una volta tornati dallo spazio si trovavano in uno stato di overview effect, o effetto della veduta d’insieme, raggiunto dopo la visione del pianeta, così piccolo, da lontano.

Si tratta di una consapevolezza nuova, uno stato di benessere, dato dal fatto che vedere la condizione umana da così lontano, fa sentire protetti, avvolti dentro braccia così grandi, parte di un tutto che protegge e unisce. Ma il nostro piccolo punto di vista è infinitesimale e non ci consente di capire tutto ma forse ci limitiamo a un cinque per cento, nell’ambito dell’udito, per esempio, possiamo sentire solo alcune frequenze o se ci volgiamo a osservare il passato, quanto lontano possiamo arrivare?

Poche migliaia di anni, forse. Tutti si sta evolvendo e se guardiamo gli altri pianeti e la profondità del tempo possiamo intuire quanto è grande e profonda questa intelligenza che guida tutto. Lì è tutto a posto, siamo noi, invece, a dover ampliare la nostra prospettiva per capire un pochino di più.

Growin-up
Growin-up

4 Chiara Gasperini: credi che ci siano conseguenze al fatto che i bambini oggi come oggi sono sempre più esposti a ambienti rumorosi dove imperano suoni sgraziati?

Emiliano Toso: non credo ci sia necessità di proteggere i bambini da determinati tipi di suoni perché potrebbe succedere qualcosa.

Io credo che ci sia necessità di un maggior rispetto del valore del suono e della musica e come in tutti gli altri settori, per esempio lettura o cibo, ci sia bisogno di dare valore.

Da tanti punti di vista oggi possiamo fare grandi abbuffate in ogni momento, con internet, col cibo, con la musica, possiamo ascoltare tutto velocemente senza dare valore a quel suono, a quel brano a ciò che stiamo facendo.

C’è bisogno di dare valore al brano o al silenzio degli alberi, in modo che da grande, il bambino possa capire il valore speciale di ogni cosa.

In passato, per avere un disco, si dovevano mettere da parte i soldi a lungo e poi, una volta preso, era quasi un rituale ascoltarlo tutto.

Già nella pancia, quando il bambino ancora non è nato, gli si può insegnare la scelta e il rispetto del valore che viene dato in quel momento a quel nutrimento, suono, esperienza, o altro che sia.

La mia formazione, dal punto di vista filogenetico biologico, mi insegna che spesso bisogna spegnere la mente se è rimasta confinata a certi spaventi, a certe paure, indotte magari da un telegiornale e poi trasmesse ai nostri figli.

Se trasmettiamo paura trasmettiamo separazione, diamo luogo a una reazione biochimica di fuga e chiusura che trasmettiamo ai figli o la propaghiamo intorno a noi. Pensiamo a un’ ape, può spaventare, farci fuggire, ma se invece la osserviamo al microscopio ci rendiamo conto di quanto sia bella.

Allora si crea apertura e unione e il nostro corpo, a livello cellulare respirerà diversamente rigenerando ogni organo in modo diverso e creando benessere in tutto il corpo.

Quante energie si perdono a causa delle nostre prospettive di paura e di divisione propagate a più non posso in questo particolare momento storico. I bambini hanno bisogno, invece, di imparare la bellezza, l’unione, l’apertura.

Emiliano Toso in concerto a Montichiari
Emiliano Toso in concerto a Montichiari

5 Chiara Gasperini: come dovrebbe essere proposta la musica ai bambini?

Emiliano Toso: i bambini come ogni altra creatura sono musica. Il Prof. Ventura mostra anche la musica che deriva dalle cellule, poiché ogni cellula ha un tipo di suono. La cellula sana o quella malata suonano diversamente. Così ogni creatura ha già un suono e nella vita entra in risonanza con altri suoni. I bambini, già nella pancia della mamma sentono la musica ed è interessante poi vedere, una volta nati, come si relazionano con la musica che sentivano durante la gestazione. Tanti bambini nati in sala parto con la mia musica poi vengono ai miei concerti e si mettono ad ascoltarmi sotto al pianoforte, mentre suono.

Io sono entrato in diverse scuole e l’unico consiglio che posso dare è di non fare laboratori musicali con bambini e adulti insieme, contemporaneamente. Ho sperimentato che è meglio lasciare i bambini da soli, e lasciare loro i colori per rappresentare i suoni traducendoli in disegni. I bambini sono tutti diversi ed è bene riuscire a rispettarne le differenze nei diversi periodi di sviluppo e le caratteristiche specifiche di ciascun bambino: non ci sarà mai una musica adatta a ogni tipo di bambino.

So che il Maestro Giuseppe Vessicchio offre l’ascolto di Mozart per i bambini, sostenendo che la musica di Mozart abbia una struttura cellulare perfetta capace di speciali effetti sia su uomini, bambini o animali. Mozart non aveva studiato tutto ciò in modo mentale ma credo riuscisse a creare così grazie all’intuito che generava una struttura aurea nelle sue composizioni. Io non studio la struttura della mia musica ma è importante che mi esprimo nel linguaggio di 432 Hz. Si tratta del linguaggio del corpo ma soprattutto è importante l’intenzione che metto nel suono. L’intenzione genera una forma, un colore particolare che arriva in modo diverso ai destinatari. Forse un giorno anche l’intenzione verrà misurata.

6 Chiara Gasperini: quali sono i progetti che in questo momento ti appassionano di più?

Emiliano Toso: un progetto che mi emoziona tantissimo è Operatori del benessere translational music: 

Si tratta di riunire persone provenienti da tutta l’Italia in residenziali di tre giorni, una, due volte l’anno. Persone che usano la mia musica in ambiti diversi per il loro lavoro, sono maestri yoga, medici, artisti, insegnanti, infermieri, massaggiatori e altro.

Trovo molto bello vedere come tutti siano uniti da questo sottilissimo filo conduttore e si possano condividere modi così stranamente diversi parlando delle nostre esperienze. Vedere, dalla mia prospettiva aerea come si uniscano in un unico grande organismo quando si integrano e si mettono in comune esperienze così diverse. I residenziali sono strutturati in una parte scientifica, una esperienziale e una di condivisione.

L’altro progetto è quello degli spartiti: già condividere la mia musica, una parte molto intima di me, è qualcosa di profondo e importante per me, poi, in molti mi hanno chiesto di avere i miei spartiti.  Inizialmente ho detto no. Poi, mesi fa, è capitato che nello stesso periodo me li richiedessero persone diverse da parti del mondo lontane tra loro, come il Canada e la Spagna. È stato allora che mi sono deciso a darli ma in un modo molto particolare. Li darò a mano, un po’ come in un rituale, a chi verrà a prenderli.

Voglio darli a mano e per ora li ho colorati con una simbologia personale, li ho colorati con colori diversi per dare bene l’idea dell’intenzione che accompagna quelle note così da indicarla a chi li suonerà.

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Intervista: ERIKA GABBANI, “Nasonero”

Tra colline dolci di viti e ulivi, ville e macchia mediterranea, nonostante minacce varie e ripetute alla sua delicata, ricercata e pacifica bellezza, equidistante da Pisa e da Livorno, resiste Crespina. Un paese dal fascino ottocentesco e dal carattere decisamente raffinato dove l’arte è di casa, la si respira, la si vede, la si tocca grazie ad un passato da difendere e celebrare con sempre più convinzione.

Veniamo ai giorni nostri. Proprio da Crespina arriva Erika Gabbani, una metà dell’artista Fupete – l’altra metà è Daniele Tabellini –, ed è venuta a trovarci, con nostro grande piacere e gratitudine. La caratterizzano esperienze internazionali, cicli di mostre in Italia e all’estero, organizzazione di eventi e iniziative culturali, produzioni artistiche dal carattere decisamente hard rock, articoli, cataloghi, una grande professionalità e una recente e  crescente attenzione al mondo dell’infanzia, con laboratori e interventi personalizzati.

Conosciamola meglio…

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“Nova 2012”, San Paolo, Brasile

Ciao Erika, che rapporto avevi da piccola con il disegno? 

La linea di confine sono state le medie. C’è stato un prima e un dopo. Prima ho disegnato sempre. Disegnavo per vari motivi. Disegnavo per passare il tempo, quando non mi vedevo con gli amici, disegnavo vestiti per le mie bambole e li producevo, disegnavo per la scuola, un sacco di cartine geografiche, un sacco di disegni a educazione artistica e un sacco di disegni/illustrazioni per esprimere meglio quello che volevo dire in un tema. Alle medie mi occupavo sempre di disegnare i titoli dei manifesti di scuola, ero richiesta per i caratteri cubitali e per le idee su come impostare le cose. Mi ricordo che feci anche il loghetto della classe, la 3A, due palme incrociate e un’amaca. Già sapevo cosa mi piaceva!! Adoravo la mia professoressa, mi dava un sacco di stimoli, mi mettevo ad osservarla mentre disegnava e imparavo così. Mi è sempre sembrato naturale disegnare e colorare, talmente naturale che era come respirare, era un tutt’uno per me.  Poi le superiori… tan tan tan tan… volevo fare il Liceo artistico a Lucca, ma secondo i miei era troppo distante e soprattutto, la scelta, secondo loro, era poco pratica. Perciò Ragioneria, dove per sopravvivere allo schifo, mi inventai gli schemi di economia aziendale più belli della scuola.

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Erika, Spazio Rojo, Barcellona

Chi sei adesso?

Sicuramente sono un essere camaleontico e da una ventina di anni mi occupo di arte contemporanea, in vari modi e sotto vari nomi: Erika Gabbani, Gerjka, Erika Nasonero, Nasonero, Fupete, Cresperimentart, Drawingalive… Ho iniziato come curatrice d’arte a Crespina (PI), durante i primi anni di Università: da piccole mostre, volte a diffonde e promuovere l’arte, a ideare contenitori d’arte, come il festival CresperimentArt. Poi Roma, dove dopo la laurea in Storia dell’Arte, ho fatto un Master presso il MLAC – Museo Laboratorio d’Arte Contemporanea de La Sapienza e ho conosciuto Daniele, la mia metà nella vita e nel lavoro. Abbiamo fondato insieme Studio Fupete, un ciclo di mostre di artisti italiani e internazionali, e uno studio di grafica, di cui sono design manager e producer. Sono iniziati i viaggi, il Messico, il Brasile e giri e giri in Italia ed Europa e il nostro ultimo festival internazionale Drawingalive. Nel frattempo, come campo base siamo tornati in campagna, soprattutto io, la adoro, e con Daniele abbiamo fondato Nasonero, il nostro studio associato, che questo anno compie 6 anni. Sono anche artista, per adesso molto timida, ma metà di Fupete, il nostro alter ego artistico, non solo come manager e curatrice come all’inizio, da un po’ di anni mi occupo anche di inventare e realizzare idee e progetti. Non c’è tutto quello che abbiamo fatto sui nostri siti web, ma il feeling e l’atmosfera ci sono tutti: www.fupete.comwww.drawingalive.netwww.nasonero.com

Disegno Storie - fupete_headempty_16

Fupete “Headempty”

Chiara, bambini, dislessia…

Con Chiara ci conosciamo dai tempi delle primarie, poi abbiamo avuto giri diversi ma negli ultimi anni ci siamo conosciute meglio, durante le nostre ore di Jogging in campagna. Io mi stavo occupando di corsi di disegno e lei era affascinata dall’arte, … parlando e parlando, grazie a Chiara, mi occupo di dislessia e bambini. Una delle attività che negli ultimi anni più mi affascinano. In quelle ore, passate con i bambini, mescoliamo di tutto, schemi, mappe, chiacchierate, video, ballo, teatro e tante risate… per me, anche questo è fare arte, è un altro lato della medaglia, uno bello.

Disegno Storie - fupete_products
Fupete Creations
Disegno Storie - erika_travelling Disegno Storie - erika_drawingalive_cittadelmessico
Erika Gabbani e Daniele Tabellini, “Fupete”, Travelling “Drawingalive”,
Città del Messico

(Photo © courtesy Erika Gabbani, tutti i diritti riservati.)

Intervista: ARIANNA LOMBARDI “Io e l’arte”

La nostra prima graditissima ospite è Arianna Lombardi: pittrice e musicista, oltre che insegnante di Yoga.
Le sue opere sono ricche di colori accesi, la forza delle linee e dei tratti, insieme al carattere dei materiali utilizzati, imprimono una connotazione personalissima che si impone con determinazione all’attenzione di chi osserva.
È possibile conoscere le sue numerose e varie attività direttamente sul suo sito
Che rapporto aveva con l’arte “Arianna bambina” e come si è trasformato nel tempo questo rapporto speciale?

Credo che fin da bambina sono stata “arte”.

L’arte è strettamente connessa alla capacità di trasmettere messaggi ed emozioni soggettive.

Un ricordo vivo del passato, riguarda la mia maestra delle elementari, che, lamentandosi con mia madre, le ricordava che ero troppo emotiva e che questa emotività in qualche modo andava calibrata!

Emotività!

E’ stata la mia forza nella vita; l’emotività ci connette con l’anima, le percezioni, le sensazioni: la vista, il gusto, il tatto, l’olfatto, l’udito…. tutti i sensi concorrono all’esaltazione dell’emotività e ad una sua rappresentazione nel campo che più ci rispecchia.

https://www.disegnostorie.it/intervista-arianna-lombardi-larte/
Devo dire che gran parte della mia produzione artistica, risale ai momenti più bui o di tensione che ho passato; le tele, come altri materiali, sono state le mie pagine bianche, dove mettere nero o colore su bianco le mie emozioni più profonde, dando espressione estetica alle esperienze personali.
Mi ricordo ancora bambina, ascoltando la primavera di Vivaldi, il foglio vergine e l’odore dei pastelli che un pò come le sirene di Ulisse, mi traghettavano lontano, dando forma ai suoni della primavera.
Che bellezza…. Avrei disegnato e suonato tutto il giorno!
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Nell’età adolescenziale, la scelta di un’istituto artistico, mi ha permesso di approfondire tecniche varie e lo studio dell’arte.
E’ interessante notare, come lungo l’arco delle nostre vite, le esigenze di un ‘individuo cambino, la maniera di fare arte cambi, ma sempre arte resta.
Le sperimentazioni del ready made, stile Duchamp, lo studio tridimensionale utilizzando l’argilla, la grafica pubblicitaria, lo scrivere articoli su una rivista specializzata sulla passione del momento (il wind surf), tirare su un locale per la musica dal vivo, creando atmosfere underground, tutto è arte, trasmettere, appunto, dei messaggi.
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Ad un certo punto il buio.
Anni di non produttività…… ma arriva lo yoga.
Tutto ciò che ho descritto fino ad adesso, traslato nelle pratiche.
Mettere su una lezione di yoga ha il medesimo iter di una composizione artistica, anche musicale: progressione, ritmo, pausa, spazio, colore, immaginazione, è pura arte, una vertigine di infinito!  
La mia vita è arte, dal cucinare, dal coltivare le relazioni, da come prenderà forma il mio orto, da come sarà la mia futura casa.
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L’arte è quell’ingrediente che da’ sapore alla vita, portandoci oltre i limiti, i pregiudizi, affondando nell’infinito, dove tutto è possibile.
E adesso?
Adesso insegno yoga e meditazione a tempo pieno, mi diverto a suonare il flauto e l’armonium, questa è la mia arte attuale; ma non ho abbandonato l’arte intesa come arte applicata, perché durante il periodo estivo, mi “diverto” a dipingere piccole miniature di paesaggi toscani e di città d’arte con tecnica mista (acquarello e china).
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Devo dire la verità, quando dipingo, il tempo non esiste, mi calo nei colori che daranno forma alla miniatura e mi sento un tutt’uno con la mia anima, essere nella bellezza in quel preciso istante con tutta me stessa……. pura arte della meditazione!

Per me non esiste un unico linguaggio artistico e neppure un’unico codice di interpretazione, sta’ a noi trovare il giusto canale di espressione, per esprimere tutta la passione che è dentro di noi, che altro non è che passione per la vita.
                                                                                                           Arianna Lombardi