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IL PENSIERO CREATIVO: una lettera di W.A. Mozart

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Johannes Chrysostomus Wolfgangus Theophilus Mozart (Salisburgo, 27 gennaio 1756 – Vienna, 5 dicembre 1791) compositore e pianista, creatore di opere musicali straordinarie, in questa lettera cerca di rendere l’idea del processo creativo che lo porta a comporre.

Si tratta di una missiva attribuita a Mozart, indirizzata al “Baron V” dove il grande artista scrive, in apertura:

 “I now come to the most difficult part of your letter, which I would willingly pass over in silence, for here my pen denies me its service. Still I will try, even at the risk of being well laughed at. You say you should like to know my way of composing, and what method I follow in writing works of some extent. I can really say no more on this subject than the following, for I myself know no more about it, and cannot account for it”.

Prosegue:

“Quando sono, per così dire, completamente me stesso, totalmente solo, e di buon umore, (mentre viaggio in carrozza, mentre passeggio dopo un buon pasto, o durante la notte quando non riesco a prendere sonno), è proprio in tali occasioni che le mie idee fluiscono meglio e più numerose.

“Donde” e “come” giungono, io non so; e neppure posso forzarle.

Quelle che mi piacciono le trattengo nella memoria, e solitamente, sono abituato a mormorarle a me stesso. Continuando in questo modo, prima o poi mi viene in mente come fare di questo o quel boccone un buon piatto, seguendo le regole del contrappunto, le  caratteristiche dei vari strumenti, ecc.

Tutto ciò mi infiamma l’anima, e se non sono disturbato, il soggetto si ingrandisce, diventa definito ed organizzato, e tutto l’insieme, anche se lungo, si dispone e resta quasi completo e finito nella mia mente: in modo che, in un unico sguardo, lo posso contemplare come un bel quadro od una bella statua.

Nella mia mente, non odo le sezioni in successione, ma addirittura le odo contemporaneamente (gleich alles zusammen). Che gioia sia per me tutto ciò non posso descriverlo! Tutto questo inventare, questo produrre, avviene come in un piacevole e vivido sogno, ma il momento più bello rimane quando sento tutto risuonare insieme (“tout ensemble”).

Non dimentico facilmente tutto quanto abbia preso forma in me in tal modo; e forse questo è il più bel dono per il quale io debbo gratitudine al mio divino Creatore.

Quando poi debbo scrivere le mie idee, estraggo dalla borsa della mia memoria, se mi è lecito usare questa espressione, ciò che vi ho riposto nella maniera che vi ho prima descritto.

Per questa ragione fissare il tutto sulla carta  diventa un’operazione assai veloce.

Come ho già detto, tutto è già compiuto, e raramente ciò che appare sulla carta differisce da quello che si era formato nella mia immaginazione.

In questa fase posso anche soffrire di essere disturbato, ma qualunque cosa avvenga intorno a me, che io parli di oche o di volatili, di Gretel o di Barberina, o di altri simili discorsi, io scrivo e resto in un mondo fantastico.

Ma la ragione per cui, le mie composizioni, dalle mie mani, assumono quella particolare forma e lo stile che le rende “Mozartiane”, e perciò diverse da quelle di altri compositori, è probabilmente dovuta alla stessa causa che rende il mio naso così grande ed aquilino, differente da quello di altra gente: io  non tendo nè miro ad alcuna originalità.”

                                                               mozz

 Fonti:

Edward Holmes, The Life of Mozart: Including his corrspondence, Harper & brothers, New York, 1845, pag. 329.

Pagnin, Vergine, il pensiero creativo, La Nuova Italia, Firenze, 1974, pag. 132-133.

W.A. Mozart, A Letter, in B. Ghiselin, The Creative Process,  University of California Press, Los Angeles, 1952, pp. 44-52

https://archive.org/stream/creativeprocessa013702mbp/creativeprocessa013702mbp_djvu.txt